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Venerdì – 10 ottobre 2014 – ore 18.00

Costruire l’architettura – MDU “L’architettura dell’Homo Sapiens”

MDU – Valerio Barberis, Alessandro Corradini, Marcello Marchesini e Cristiano Cosi

 

Dove il culto del patrimonio è forte e radicato, una fabbrica dismessa, quand’anche ritenuta brutta, è un monumento. La si può adattare a qualsiasi altro uso, un’abitazione o una Camera di Commercio a esempio. Ma non la si deve demolire, pena la cancellazione della traccia mnemonica.

Ed ecco la brillante invenzione dell’architetto.

Valerio Barberis, Alessandro Corradini, Marcello Marchesini e Cristiano Cosi  (MDU Architetti) avvolgono l’ex-officina in una cortina semitrasparente. Ne risulta una perfetta messa in scena della memoria. Il ricordo è una sfocatura, una trasfigurazione. Il ricordo crea il passato a cui rinvia e il passato di se stesso.

Un’architettura, quella di MDU, prevalentemente impernianta su un blocco scatolare poi scavato secondo necessità. Come da tendenza, fa notare Marco Casamonti, non ci sono finestre. Sembra che l’architetto del nostro tempo sia avvinto dalla “paura della finestra” – “paura della normalità” gli fa eco Adolfo Natalini.

La si può superare?

Una risposta, penso, si trovi ancora una volta nel culto contemporaneo del patrimonio: ricordare, interpretandola di nuovo, la normalità abbandonata

Francesco Ventura


Friday – oct 10th 2014 – 6.00 pm

Building the architecture – MDU “The Architecture of Homo Sapiens”

MDU – Valerio Barberis, Alessandro Corradini, Marcello Marchesini e Cristiano Cosi

 

Where there is a powerful, deeply-rooted reverence for heritage, every abandoned factory — no matter how ugly we might find it — is a monument. It can be converted to any other use, such as a home or a Chamber of Commerce. But it must not be demolished, at risk of erasing traces of history.

This is where the architect’s brilliant inventiveness comes in.

Valerio Barberis, Alessandro Corradini, Cristiano Cosi and Marcello Marchesini (MDU Architetti) envelop a former factory in a semi-transparent curtain wall. The result is a perfect staging of the past. Its memory is a blur, a transfiguration. Memory creates the past that it references and its own past.

This architectural work by MDU primarily revolves around a sharp-edged box that is hollowed out where needed. As Marco Casamonti points out, keeping with trends, there are no windows. Today’s architects seem to be in the grip of the “fear of the window”, the “fear of normality,” to echo Adolfo Natalini.

Can this fear be overcome?

I think one answer can be found once again in the contemporary reverence for heritage: remember, reinterpret it and normality is abandoned.

Francesco Ventura