Pino Brugellis_invito_01

Venerdì – 30 gennaio 2015 – ore 17.15

Costruire l’architettura: “Vite intrecciate”

Pino Brugellis

Che l’opera di architettura sia un’arte di gruppo lo si sperimenta fin da studenti. Nell’epoca della specializzazione scientifica è una necessità. Ma, soprattutto, la direzione di una molteplicità di tecniche è il ruolo originario espresso dal senso stesso della parola “architetto”, arché téchton: colui che ha la capacità di coordinare e orientate i diversi fini di tecniche particolari subordinandoli tutti a un unico scopo. Non a caso nel pensiero greco, in specie Platone e Aristotele, architettonica in massimo grado è la politica, perché orienta per legge la totalità delle tecniche a quell’unico scopo che è il “Bene” della polis, ossia di tutti. E agli esordi della modernità Leon Battista Alberti, presentendo il dominio a cui la Tecnica sembra destinata, conferisce all’Architettura l’origine e la causa dell’unione degli uomini in società. l’Architettura per l’umanista viene prima della politica.

Pino Brugellis ci ha raccontato la sua intensa esperienza di tessitore di relazioni sociali, di costruttore di rapporti tra persone in funzione di progetti. È una progettazione dell’architettura, la sua, che comincia prima del progetto stesso. Non solo prima dell’opera. Ma prima ancora della sua concezione, del suo disegno. Qualcosa dunque di più del mettere insieme specialismi e coordinarli a uno scopo. Qualcosa di più originario: intrecciare vite e atti da cui possa nascere un progetto. Vita di potenziali committenti, di probabili architetti, di possibili utenti. Ed è una straordinaria via per la sperimentazione di nuovi linguaggi e nuove tecnologie, per la promozione della cultura del progetto e la riscoperta di storie di progetti.

Francesco Ventura


Friday – gen 30th 2015 – 17.15 pm

Building the architecture: “Interwoven lives”

Pino Brugellis

We experience, even as students, how a work of architecture is a piece of group art. In the era of scientific specialization, it has to be. Significantly, the original meaning expressed by the word “architect,” arché téchton was about directing a multiplicity of techniques. It meant one who has the ability to coordinate and orient different specific techniques to different ends, putting them all at the service of a single goal.  It is telling that in Greek thought — particularly Plato and Aristotle — the highest level of architecture is politics, because it directs, through laws, the entirety of techniques to the single purpose of the “good” of the polis, i.e. everyone. In early modernity, Leon Battista Alberti foresaw Technique’s seemingly destined domination and named Architecture as the origin and cause of the joining of people in society. He put Architecture before Politics.

Pino Brugellis told us all about his intense experience as a weaver of social relationships, a builder of relationships between people based on designs. And this architectural design of his begins even before the design itself. Not just before the work, it begins even before its conception, its plan. It’s something more than putting specializations together and coordinating them for a purpose. Something more original: interweaving the lives and actions that can spawn a design. These are the lives of potential clients, probable architects and possible users. It is an extraordinary way for trying out new languages and technologies, for fostering the culture of design and the rediscovery of design stories.

Francesco Ventura