Adolfo_Natalini-INVITO

venerdì 16 ottobre 2015 – ore 17:30 registrazione – ore 18:00 conferenza

Contaminazioni: Adolfo Natalini “Dimenticare il moderno”

Adolfo Natalini

Dal 1966 al ’72 sono stato coinvolto con il Superstudio nella neovanguardia architettonica, un movimento situazionista che rispondeva con diversi comportamenti al contesto socio-culturale, portando avanti una critica globale all’architettura e alla società. Poi, abbiamo tentato un lavoro di rifondazione antropologica dell’architettura, utilizzando discipline diverse. Dopo il ’78, pensando che i miei anni di apprendimento e vagabondaggio dovevano necessariamente finire, ho iniziato un faticoso cammino di avvicinamento all’architettura.

I progetti per il Centro di Francoforte (la zona del Römerberg) e per l’area antistante al Muro del Pianto a Gerusalemme erano progetti archeologici, progetti cioè basati sul tempo e sulla memoria nel tentativo di render leggibili le tracce sovrapposte nella città storica.

In seguito ho elaborato progetti e costruito parti di città in Italia, Germania ed Olanda.

Ho imparato come  ogni città fosse diversa e come ognuna richiedesse attenzione, sapienza e passione. Ho cercato di progettare architetture appropriate ai luoghi e ai loro abitanti.

Quando dalla mia Pistoia sono venuto a Firenze per studiare architettura ho pensato che questa sarebbe stata la mia città. Per anni l’ho abitata e osservata cercando di capirne i segreti. Attraverso i progetti e le costruzioni ho cercato i modi corretti per le riparazioni e le trasformazioni. Il polo universitario di Novoli (all’interno del piano guida di Leo Krier), mi ha mostrato una delle diverse strade possibili.

I progetti per i grandi musei degli Uffizi e dell’Opera del Duomo mi hanno obbligato a confrontarmi con le straordinarie fabbriche della storia. Avrei voluto lavorare sempre in una ideale continuità, evitando le fratture e i traumi di una smemorata modernità.

Quando sono arrivato a Firenze per studiare architettura, mi attiravano Masaccio e Pontormo, Brunelleschi e Buontalenti, cioè la chiarezza della razionalità e l’oscurità della follia. Nei primi anni ho esplorato la città in ogni angolo con curiosità e passione. Ho amato la città, ma non mi sono mai sentito amato dalla città.

Firenze è una città chiusa e crudele, , sempre pronta a schiacciarti col confronto con il suo grande passato. È una città con un’enorme rendita di posizione ma ostile ai cambiamenti, avara di riconoscimenti. Tra le sue pietre ti fa sentire sempre come un intruso, come un ospite indesiderato o un turista  per caso. I suoi monumenti combattono una guerra geometrica tra loro e contro ogni nuovo venuto. Firenze è schiacciata dall’ombra della cupola.

Volevo essere l’architetto di questa città, ma non ci sono riuscito e ho dovuto inseguire le occasioni d’architettura in altre città e in altre nazioni. In ogni luogo ho cercato d’imparare una lingua che mi permettesse di comunicare attraverso architetture appropriate.

Da Firenze ho imparato molte cose sulla misura, sulle proporzioni, sulla gerarchia, ma anche sulla necessità di non apparire attraverso la diversità.

Da Firenze ho avuto una lezione di modestia.

Adesso sono convinto che altri architetti potranno imparare molte più cose e che le condizioni per l’architettura a Firenze stiano velocemente migliorando.

Infine dobbiamo ricordare come per ogni trasformazione occorrano tre cose: un potere, i mezzi economici e una visione. Dobbiamo far sì che esistano e coesistano.
Adolfo Natalini


friday oct 16th 2015 – 17.30/18.00 pm

Contamination: Adolfo Natalini “Dimenticare il moderno”

Adolfo Natalini